domenica 10 settembre 2017

(MO)DINI'S ON THE ROAD

GIORNO 4

Salutiamo l'albergo lasciando dietro di noi i centriolini sottaceto della colazione e sciami di api che pare popolino la Slovenia.
Ci lasciamo il Paese Verde alle spalle per andare incontro alla Crozia, all'Istria dell'entroterra, i cartelli di inizio e fine centro abitato di Lubiana che continuano ad alternarsi tra una strada e l'altra ci fanno sorridere e pensare a quanto in confine cittadino possa essere frastagliato.
Non abbiamo fretta, così decidiamo di fare tappa a Postumia senza dover modificare il nostro percorso. Postumia è forse una delle località Slovene più conosciute, con i suoi 24 km di grotte sotterranee scavate nel Carso, definite le più famose al mondo.
Come sempre il binomio organizzazione e improvvisazione va a braccetto in sintonia, io con le mie mappe e le mie informazioni, lui con i suoi “vedremo”.
Oggi vince lui.
Ci affascinano le grotte, ma siamo meno attirati dall'impero turistico che ci è stato costruito attorno, ovunque ti giri qua in Slovenia, troverai un cartellone pubblicitario delle Postojnska Jama, un signore sorridente saluta mentre guida un trenino colorato carico di gente sbalordita in sovrimpressione. L'ingresso al parco, per la sola visita guidata, costa 28€.
Per sfuggire al traffico che si presenta sottoforma di una linea rossa continua sul navigatore, prendiamo una strada alternativa, quella che dovrebbe girarci intorno, quella che passa dalla vicina località di Planina, che significa montagna.
Qua, tra le piccole strade di campagna e i trattori che ci costringono ad ammirare il paesaggio circostante, scorgiamo un cartello, indica delle grotte, jama, ormai abbiamo capito.
Senza pensarci due volte Luigi imbocca la strada che scende e con il suo “vediamo”, mi convince.
Il parcheggio è deserto, ci siamo solo noi, un buco nero nella roccia ai piedi della montagna e un capannone abbandonato forse adibito a centrale idrica.
Scendiamo, all'ombra degli alberi fa quasi fresco, io mi avvicino incuriosita al foro alto quanto me, la luce che vi entra viene risucchiata dalle tenebre nel giro di 20 centimetri, avevo letto che a volte le grotte sono più in profondità e che quindi è necessario scendere, anche in spazi un po' angusti.
Accendo la torcia del cellulare e faccio qualche passo all'interno continuando a richiamare l'attezione di Luigi. Il coraggio svanisce al settimo passo, se questa è la grotta, ne godrà qualcun'altro.
E' strano che non ci sia nessuno, su internet nessuna informazione sul luogo, nessuna biglietteria, solo un cartello che conduce a questo parcheggio desolato.
Ma ormai siamo qua e decidiamo di esplorare tutto ciò che è possibile vedere, così giriamo l'angolo dell'edificio. Dietro di esso una passerella sul fiume, che continua e si snoda a fianco ad una stretta e lunga vasca di acqua stagnante, ignoriamo il cartello di pericolo e andiamo avanti. Comincia quasi a fare freddo, mi copro le braccia con le mani mentre mi incanto a guardare il fiume scorrere sotto di noi, baciato dai rari raggi di sole che riescono a raggiungerlo attraverso la fitta vegetazione.
Poi lo stupore, rimaniamo incantati, a bocca aperta a fissare il luogo verso cui la strada ci ha condotti, la bocca di una caverna. L'ingresso scavato ai piedi della montagna sarà alto 10 metri, ci sovrasta, ci ingloba. L'intervento dell'uomo non sembra risalire a troppo tempo prima, c'è una passerella provvista di ringhiera, cartelli non arrugginiti e un misuratore del livello dell'acqua all'interno della grotta, ma nessuno all'orizzonte.
Siamo spaventati, la maestosità della natura, nello stato più incontaminato ti regala adrenalina, una sensazione che spesso ci scordiamo di poter provare.
Entriamo, sotto i piedi un pavimento liscio, scivoloso, scavato dal'erosione, sopra le teste stalattiti sembrano puntare nella nostra direzione, il silenzio più assordante intorno a noi viene rotto solo dalle gocce che posandosi a terra risuonano con l'eco.
Non ci avventuriamo oltre il buio più profondo che ci accoglie girato l'angolo, ma siamo soddisfatti così, abbiamo visto le grotte e per di più da soli, senza un signore sorridente a scortarci.
Torniamo indietro sovvermandosi sulle rive del fiume, un pascolo di mucche poco più in là, un accampamento di fortuna con lattine e fori di proiettile e la torre di un castello, chiuso anch'esso.
Solo una volta arrivati nella piazza principale della piccola e di poco interesse città di Postumia, all'info point ci dicono che quelle che abbiamo visitato noi sono aperte solo il fine settimana e sono accessibili solo su prenotazione di una guida turistica., ma se vogliamo qua abbiamo un 5% di sconto sul tour delle grotte, quelle vere, quelle più famose, ignoriamo il consiglio.
Mangiamo in un parco mozzarelline comprate al discount, parlando con una famiglia veneta della raccolta differenziata e delle sorti del Pianeta.

Attraversando in auto l'ecomuseo del poco pronunciabile paesino di Trnje, e le sue strade sterrate dominate da campi da basket e animali da allevamento, giungiamo al confine con la Croazia.
Ci accorgiamo della vicinanza dagli innumerevoli casottini di cambio cash, ognuno con un tasso di cambio differente, man mano che la frontiera si avvicina.
Ci controllano i documenti, niente di più, le file che ci avevano prospettato si risolvono in una quindicina di auto.
Ci dirigiamo verso la più piccola città del mondo, Hum, Colmo nella versione italianizzata. L'ho scovata in un blog googlando “come non pagare vignetta slovena per tornare da Croazia a Italia”.Ne esistono di paesini con una bassa concentrazione demografica, ma nessuno di loro è definibile città, perchè la città ha avuto una sua moneta ed un suo alfabeto, il Glagolitico, ha un territorio di 50 metri quadrati racchiuso all'interno della cinta muraria, due strade, ha una chiesa ed aveva un municipio, le elezioni del sindaco avvengono democraticamente tra i suoi 30 cittadini, incidendo un ceppo di legno.
Ci conducono alla città cartelli di fortuna, scritte su piloni dei ponti, scritte sugli alberi, il primo impatto è con un casello ferroviario, ci fermiamo, il treno da due vagoni è bloccato per un tamponamento con un'auto, nessun ferito, la polizia al suono di “police business” ci invia a percorrere una strada alternativa, mentre dei turisti mi chiedono se è possibile continuare a piedi.
Cambiamo strada come suggeritoci, sembriamo non arrivare mai, una birra da mezzo litro pagata 15 kune ci allieta il viaggio.
Ad accoglierci all'appartamento di questa Matera in miniatura c'è Nela, la propietaria, abitante di Hum da 30 anni, vedova, donna sorridente che soddisfatta e piena di sé ci fa notare i certificati di eccellenza appesi in corridoio, sono tutti per la sua grappa al vischio fatta in casa che ci offre in generosi bicchieri, scopriremo solo dopo che l'Istria è terra di grappa e tartufo.
Alticci, posiamo i bagagli e giriamo la città, 10 minuti per farla tutta, interno ed esterno delle mura, 5 negozi di souvenir e specialità gastronomiche locali, un'osteria, 3 affittacamere, un cimitero, un orto, una chiesa, tanti sassi e lampioni a led.
Ci godiamo il panorama da una panchina gialla con vista sul vasto verde delle colline adiacenti, ceniamo con gulasch e tartufi in compagnia di italiani su una terrazzina panoramica e con il silenzio più assoluto, ci infiliamo sotto le coperte.


























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