GIORNO 3
Di vento e timeline.
E' sera e bevo
una birra a “La Piazza dei Libri”, posto di graffiti, arti
circensi e vintage.
Mi guardo intorno seduta sulla mia poltrona da cinema e respiro la giornata che finisce.
Accanto a me parlano di possessività e io mi sento fortunata.
Il pullman per Siracusa è passato dal porto, questa mattina, enormi boiler ricoperti da altrettanto imponenti murales. Li guardo scorrere felice, mentre mi gusto un panzerotto dolce al cioccolato, quello che il tipo del bar ha definito “colazione piccola”.
Mi guardo intorno seduta sulla mia poltrona da cinema e respiro la giornata che finisce.
Accanto a me parlano di possessività e io mi sento fortunata.
Il pullman per Siracusa è passato dal porto, questa mattina, enormi boiler ricoperti da altrettanto imponenti murales. Li guardo scorrere felice, mentre mi gusto un panzerotto dolce al cioccolato, quello che il tipo del bar ha definito “colazione piccola”.
Ortigia, l'isola
nell'isola, colori pastello, una luce irreale e piante ovunque.
Decido di passare
la giornata così, perdendomi tra le strade strette e senza uscita,
respirando il mare.
Cerco
il mercato, si percepisce l'autenticità nei mercati, l'essenza della
cultura, del territorio.
Chiara mi aveva consigiato un alimentari, tanta fila e panini indimenticabili.
Sono sovrappensiero quando ci arrivo davanti, ma vengo attratta dalla degustazione di caciocavallo con limone per un gruppo di motociclisti in cui mi intrufolo.
Mi faccio spazio e ordino un panino alla mortadella con che i dovuti freni si trasforma in una baguette con olio, limone, mortadella, miele, funghi, caciocavallo e basilico. Lo porto al mare con me, il volto già scottato riparato dall'ombra della scala che scende alla spiaggia.
Resto per qualche ora, respiro e scrivo, il telefono non prende e mi rilasso.
Un bambino davanti a me tira fuori dalla borsa della madre un salame intero, sorrido e ripenso a mio zio siciliano che, giocando a Saltinmente, alla voce “cose che si possono trovare in spiaggia” con la P, rispose pasta al forno.
Adesso è tutto più plausibile.
Il sole è alto e tira vento, io riprendo il cammino tra i vicoli colorati che mi portano alla Cattedrale barocca. Il cielo è terso, neppure una nuvola, un profondo blu incornicia questo capolavoro di architettura che rispecchia la luce tanto da accecare.
Una volta dentro, le gambe nude avvolte da un kimono di TNT, origlio da una guida che l'interno, più sobrio di ciò che mi aspettassi, è in realtà del periodo originale di costruzione della Cattedrale, quello Normanno. La facciata, ora in contrasto con lo stile degli interni, fu ricostruita in stile barocco a seguito del terremoto che la distrusse.
Esco, preferisco l'aria aperta, il sorriso mi spalanca le porte dei bagni dei bar senza consumare.
Sembra tutto perfetto fino a che non mi si spegne il telefono.
Fortuna che ho ereditato parte del senso di orientamento di mio padre, giusto quel poco che mi permette di ritrovare la stazione degli autobus.
Mi accorgo in albergo di non aver dato importanza a Siracusa, quando leggo dell'orecchio di Dionisio. Vado a letto facendo i conti con l'incompiutezza.
Chiara mi aveva consigiato un alimentari, tanta fila e panini indimenticabili.
Sono sovrappensiero quando ci arrivo davanti, ma vengo attratta dalla degustazione di caciocavallo con limone per un gruppo di motociclisti in cui mi intrufolo.
Mi faccio spazio e ordino un panino alla mortadella con che i dovuti freni si trasforma in una baguette con olio, limone, mortadella, miele, funghi, caciocavallo e basilico. Lo porto al mare con me, il volto già scottato riparato dall'ombra della scala che scende alla spiaggia.
Resto per qualche ora, respiro e scrivo, il telefono non prende e mi rilasso.
Un bambino davanti a me tira fuori dalla borsa della madre un salame intero, sorrido e ripenso a mio zio siciliano che, giocando a Saltinmente, alla voce “cose che si possono trovare in spiaggia” con la P, rispose pasta al forno.
Adesso è tutto più plausibile.
Il sole è alto e tira vento, io riprendo il cammino tra i vicoli colorati che mi portano alla Cattedrale barocca. Il cielo è terso, neppure una nuvola, un profondo blu incornicia questo capolavoro di architettura che rispecchia la luce tanto da accecare.
Una volta dentro, le gambe nude avvolte da un kimono di TNT, origlio da una guida che l'interno, più sobrio di ciò che mi aspettassi, è in realtà del periodo originale di costruzione della Cattedrale, quello Normanno. La facciata, ora in contrasto con lo stile degli interni, fu ricostruita in stile barocco a seguito del terremoto che la distrusse.
Esco, preferisco l'aria aperta, il sorriso mi spalanca le porte dei bagni dei bar senza consumare.
Sembra tutto perfetto fino a che non mi si spegne il telefono.
Fortuna che ho ereditato parte del senso di orientamento di mio padre, giusto quel poco che mi permette di ritrovare la stazione degli autobus.
Mi accorgo in albergo di non aver dato importanza a Siracusa, quando leggo dell'orecchio di Dionisio. Vado a letto facendo i conti con l'incompiutezza.