mercoledì 30 settembre 2015
FAMIGLIA MODESTI IN TUR(*)
GIORNO 3
Sono stanca morta.
Mi sono svegliata grazie alla doccia mattiniera del vicino, ripensando al tizio che ieri che ci ha dato indicazioni per la Torre di Giovanna D'Arco e per almeno altre 20 attrazioni non richieste; "Ahh, Italy, ehm..Madrid" "ehm, no", "Ahh, Barcelona" "no", "ah, corrida" dice infine sventolando con le mani un drappo immaginario. Ok, o hanno dei seri problemi culturali questi contadini Normanni o hanno dei seri problemi con il nostro Paese.
Indosso un sorriso e mi rotolo giù dal letto, salto in macchina giusto il tempo della prima sosta ad un cimitero del Commonwealth dove, irradiato dalla luce fredda del mattino, un uomo parla ad una tomba, mi sfilo il sorriso di dosso e ripartiamo.
Prima tappa Fécamp, le passeggiate mattutine, anziani con cani al guinzaglio si lasciano trainare, uomini con baguettes sotto braccio, mi chiedo se sia per colpa del periodo o se qui la gente semplicemente non lavori, negozi chiusi, serrande serrate.
Poi un palazzo, il suo sfarzo, la sua maestosità, la mamma legge Benedectine e pensa ai monaci, ci sta, ma storco il naso ed infatti ho ragione. Siamo di fronte ad una delle più grandi distillerie d'Europa, voluta da Alessandro il Grande per produrre l'omonimo liquore creato nel 1500 da Don Bernardo Vincelli (non a caso un italiano) la cui ricetta era andata perduta durante la Rivoluzione Francese.
Salpiamo, il tour è serrato e noi dobbiamo rispettare una tabella di marcia.
Parcheggiamo troppo lontano secondo la resistenza delle mie gambe e 20 minuti dopo siamo sulla spiaggia ciottolosa di Etretat, cielo coperto, vento, falesie a destra e sinistra, oceano di fronte a noi.
E' una bella sensazione, passeggio con una sciarpa attorno alla testa, respiro la brezza e mi guardo intorno, sembra essere il luogo di villeggiatura dei francesi di colore, ce ne sono tantissimi, cibo portato da casa e bimbi che fanno il bagno giocando con le onde.
Saliamo su quella di destra, da sotto si vede una chiesa, sull'altra un campo da golf.
La salita è difficile, l'acido lattico mi rema contro ma cavolo, se ne vale la pena.
Campi di mucche al pascolo, scogliere a picco sul blu, mangio un tortino ai lamponi con vento, gabbiani e la Manica. Passiamo il pomeriggio così, a giocare con i massi verdi di muschio lasciati scoperti dalla bassa marea, mi avventuro in una grotta, atrio per un cunicolo, freddo e buio che percorro grazie ad un "don't worry, it's safe" e che mi porta al di là della scogliera, un cunicolo bellico che collega due angoli di paradiso, l a scogliera a proboscide di elefante è l'ultima cosa che ammiro prima di tornare ai blocchi di partenza.
Due sono le cose che suscitano particolare nervosismo familiare, la voce francese della radio francese nella nostra macchina francese e il momento del cibo, la maggior parte del tempo andiamo avanti con baguettes all'olio che la mamma si è portata da casa e dolci, i francesi la sanno lunga in fatto di pasticceria.
E' quasi divertente, so prevedere esattamente il momento in cui partiranno le urla.
Il resto della giornata scorre veloce sotto i miei occhi stanchi, il Ponte di Normandia, le strade di Honfleur e i suoi pescatori, le fredde spiagge di Deauville e infine l'albergo.
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