martedì 21 agosto 2018

IO VIAGGIO ANCHE DA SOLA


GIORNO 2

Di efficienza.


Mi sveglio avvolta da una lieve malinconia, gli aranceti fuori dalla finestra mi ricordano Siviglia, un anno fa, con Luigi.
Mi siedo su una panchina di fronte al castello Ursino, equipaggiata da montagna, in attesa dell'auto che mi porterà a scoprire l'Etna, o almeno queste erano le premesse.
Dopo 30 minuti non vedo ancora nessuno, così chiamo, mi sono già contenuta a sufficienza.
Dall'altra parte risponde una voce flebile e titubante che, affogando la risposta in un mare di
ehm, rivela che si sono scordati di me.
Mi incazzo, con la forza che trovo quando di fronte a me non ci sono un paio di occhi.
Gesticolo a gran voce, con le cuffie nelle orecchie, battendo in lungo e in largo il parco cittadino.
Ottengo lo stesso tour, gratis, nel pomeriggio. O meglio, come dice la flebile voce, forse, dovrei aver ottenuto. Non riesce proprio a non utilizzare un conservativo condizionale.
Allora non ci siamo capiti, la smette di usare il forse?”
Vado a sbollire il nervoso da cambiamento di programma al mercato del pesce, ad osservare chi osserva, con un' aranciata e degli arancini di pesce.
Vale sempre la pena tornare nei luoghi dove si è stati bene, godersi i cambiamenti di scenari e le similitudini.
Una passeggiata per le strade della Catania alta, della zona universitaria e dei parcheggi, mi accompagna fino a pranzo.
Rigatoni alla norma, Xavier Rudd e la sensazione di non poter chiedere di meglio.
Alle 3 arriva a prendermi Isabella, la guida turistica, a bordo della sua Fiat multipla d'epoca, carichiamo due coppie Sanremesi e cominciamo a salire. Il piano dice: Nicolosi, crateri silvestri e cena a Zafferana Etnea. Accanto a me, nei sedili davanti, Giorgio, il più anziano, comincia a narrarmi il loro itinerario di viaggio illustrandomi con orgoglio il suo road trip mentre io cerco di tenere a fuoco la strada per non vomitare. Ha tra le mani un libretto con figure, una tesina, con cui ha pianificato il viaggio in auto delle coppie lungo Sicilia e Calabria, nei minimi dettagli. Ci sono i kilometri, le strade segnate in rosso, i dettagli delle tappe e, identificate con dei numeri, le principali attrazioni.
Mi sento meno sola.
Tra le curve del parco nazionale dell'Etna cominciamo a vedere pietre nere e ginestre, ovunque.
La ginestra, ci spiega Isabella, è la prima pianta a crescere dopo un'eruzione, la prima ad attecchire sulla lava.
Cammino tra le pietre scure e la cenere, siamo sopra i crateri più antichi, quelli sopiti. 
Passeggiamo sopra le bocche. Sarebbe facile cadere giù, penso, un passo falso e precipiti, nessun appiglio.
Le saponarie verdi, non ancora fiorite, colorano distese di nero profondo e grotte laviche e minerali di ogni colore. Isabella racconta e noi la seguiamo, il fiato corto e il cuore in gola interrotti solo da soste di scatti. Siamo pochi quassù, in questo pomeriggio che ci regala qualche raggio di sole.
"E' meglio di pomeriggio, si riesce ad evitare le scolaresche" dice lei sorridendo mentre io ripenso a questa mattina.
L'uomo sembra nulla da questa prospettiva.
Ho scelto Catania e la costa Est principalmente per il vulcano, senza sapere bene perchè, era come un richiamo non indagato.
Il cervello arriva sempre dopo la pelle.
Lo scopro quassù, mentre intorno a me si espande solo natura incontaminata.
Il vulcano ti dà la misura esatta del potere positivo della distruzione in vista di una rinascita.
L'Etna è uno dei vulcani più attivi e i catanesi sperano in eruzioni regolari.
Come spiega Isabella, è l'eccessivo accumulo di materiale ad essere realmente pericoloso.
Continuo a pensare a tutto questo come ad una metafora, mentre divoro la mia pizza fritta.

























domenica 19 agosto 2018

IO VIAGGIO ANCHE DA SOLA


GIORNO 1

Di adattamento.


La notte passa serena, nessun sogno da ricordare, come al solito.
Il sole che splende sulla città mi regala una visione più ottimistica, così, dopo un succo alla pera sorseggiato sul terrazzo del b&b con vista sui panni stesi, mi incammino.
Sembro equipaggiata per la guerra.
Seguo le voci e i colori del mercato cittadino, carni di tutti i tipi e le dimensioni fanno da cornice a vicoli di altri tempi. Uomini con volti di chi lavora da una vita promuovono a gran voce i loro prodotti, i prezzi si fanno al cestino.
Proseguo facendomi spazio tra polli ed agnelli, tra carciofi e limoni e mi sento meno sola.
Sono diverse ore che non parlo con qualcuno, tanto che quasi non ricordo il suono della mia stessa voce.
Ancora assorta tra i miei pensieri mi affaccio sulla piazza del mercato del pesce e rimango di stucco. Una piazza ribassata, nascosta ai raggi di sole già caldi di primo mattino, brulica di uomini di mare con stivali ai piedi e grandi guanti arancioni, brandiscono mannaie che lasciano cadere sopra inermi pesci spada. Il sangue cola giù, in secchi di acqua e ghiaccio e si confonde tra le urla.
Affacciati alla ringhiera superiore gli spettatori di quella che sembra essere un'opera teatrale minuziosamente inscenata. E' tutto perfetto, venditori ed acquirenti si muovono in armonia tra lumache, vongole veraci e polpi ancora in vita. Scendo tra loro con riluttanza, sembra di interrompere qualcosa. Un uomo mi ferma, “pesce fresco” indicando un polipo, “guarda come si muove” mi dice toccando con un dito il pesce nelle vaschette di polistirolo. “Te lo cucino io, non preoccuparti, a una bella così lo cucino volentieri” ribadisce mentre io comincio a mutare il colore del viso. “Oddio, ma che hai? Sei diventata tutta rossa, sei irriconoscibile rispetto a qualche secondo fa, facciamoci una foto per piacere.” Nessuno me lo aveva mai fatto notare con questo stile.
Sono le 11 di mattina e io decido di fare colazione con delle polpette di pesce, sarde alla beccafico sottoforma di palline rotonde che esplodono in bocca.
Resto al mercato ancora un po', tra vongole veraci che sputano acqua e carciofi alla griglia, poi riparto. La piazza con l'elefante è imponente e i turisti già camminano dalla parte dell'ombra. Il mio sguardo viene attratto dall'insolito, coperte stese sulle colonne della terrazza del Duomo. Mi avvicino, sorpasso il cancello e scopro una dimora a cielo aperto, proprio di fronte all'entrata principale. Donne con figli che prendono un caffè sulla tavola imbandita, proprio accanto ai quattro letti matrimoniali perfettamente rifatti, adagiati sul marmo antico.
Mi sento ospite a casa loro.
Non comprendo e non scatto, mi limito ad osservare con discrezione la donna dai capelli corvini allattare suo figlio.
Decido di darmi la possibilità di perdermi un po', destinazione finale il quartiere di San Berillo, il quartiere degli emarginati e delle puttane, il quartiere del recupero, della street art come seme di nuova vita.
Ci giungo camminando tra aranceti, sotto il sole, passando da parchi affollati da anziani dediti a bische.
L'ingresso è invitante, il pub della zona ha recuperato gran parte del quartiere con graffiti e piante colorate. Leggo che le porte dei vecchi bordelli ormai chiusi, sono state murate e poi dipinte, incuriosita, proseguo. Sopra di me le macerie e i resti di ciò che il terremoto ha lasciato di quel quartiere così centrale e popoloso. Tra le piccole strade deserte, la presenza di un uomo con la macchina fotografica in mano mi rasserena e mi fa sentire sicura, così continuo a seguire il flusso di graffiti che si snoda dentro un vicolo stretto. Ho l'occhio nel mirino quando sento netto il suono di un bacio a cui segue un “ci vediamo presto tesoro”. Mi volto dalla parte opposta, giusto il tempo di far uscire il cliente senza imbarazzo penso, poi proseguo con serena indifferenza e saluto la donna minuta e prosperosa che, uscita dal portone torna a sedersi sulla sedia di fronte ad esso.
Può bastare, mi dico.
Continuo a camminare, non avverto la fame così proseguo fino a San Giovanni li Cuti, con i suoi scogli lavici, la sporcizia e i palazzoni a picco sul mare. Poi un treno, non sono ancora sazia e non è ancora sopraggiunta la stanchezza a darmi un freno. Ci vuole un'ora per arrivare a Taormina, fuori dal finestrino si manifesta imponente l'Etna, con la sua neve e il suo camino fumante.
Dicevano che è un'immagine che ti perseguita, che segna ogni sfondo, io non lo avevo ancora scorto, lo sguardo incollato sulle terrazze fiorite dei palazzi.
Adesso però sembra accompagnarmi, lui, maestoso, dietro, cactus e fichi d'india, davanti.
Ora comprendo il termine i colori della Sicilia. Tutto risplende qua intorno.
Riapro gli occhi quasi a destinazione, l'avanzare dell'età non ha mutato la mia risposta ai mezzi in movimento.
La stazione di Taormina, sul mare, è in perfetto stile parigino. Ferro verde, lampioni art decò, affreschi e mattonelle colorate. E' incantevole.
Siamo in quattro ad attendere l'autobus che ci porterà su, verso la città alta, una coppia straniera piuttosto sotenuta, un ragazzo con lo zaino ed io, la ragazza con lo zaino.
Il primo autobus passa e tira dritto, probabilmente per le troppe persone a bordo, il secondo non passa. Al terzo che non si ferma cominciamo a valutare di dividerci un taxi, noi con lo zaino.
Non sarà necessario. Il panorama si espande sotto di noi, si vede Isola Bella e mare a perdita d'occhio.
A Taormina si sale sempre, in autobus e poi ancora a piedi, faccio il percorso con il ragazzo con lo zaino che mi parla della vacanza e di sé.
E' un ingegnere, originario di Benevento, trapiantato a Torino, è venuto in Sicilia per fare la traversata dell'Etna, da Sud verso Nord, passando per i crateri centrali. Si crea una sorta di legame muto, vicini ma non troppo, ci aspettiamo ma non parliamo quasi mai.
A tratti mi sento in trappola, poi penso che in questo posto, in cui i mezzi tendono all'anarchia, una compagnia non ingombrante può far comodo, così lascio che le cose vadano come stanno andando.
Saliamo verso l'antico teatro romano, il sole sta calando dietro le montagne e l'orario di chiusura si avvicina. Il panorama che si apre alla vista lascia senza fiato. Uno spettacolo senza lo spettacolo, il mare e l'Etna fumante si ergono dietro colonne dai capitelli corinzi. Scatto foto, come tutti, con la brama di portarmi dietro qualcosa di speciale, poi mi fermo un istante, spettatrice del tempo.
Tocco le rocce, le colonne adagiate per terra, come se potessero trasmettermi ciò di cui sono state osservatrici silenziose. Mi piace il contatto con gli oggetti, i materiali hanno qualcosa che le persone non possiedono, il più profondo silenzio. Il corso, la terrazza della piazza principale, il Duomo, tutto è popolato da turisti in fermento, io riesco a pensare solo a Mont Saint Michel ed al mio attacco di panico. Quando vedo tutti infilarsi in un vicolo più stretto delle spalle di un uomo medio, per farsi fotografare, mi stufo, voglio solo andarmene.
Il camminatore silenzioso è sempre lì, a qualche metro di distanza, rispettoso, penso che non se ne andrà, così lo lascio sbirciare nel mio mondo, nel mio momento speciale: il primo morso al mio primo cannolo al pistacchio. Ci salutiamo alla stazione, senza presentarsi, senza conoscere l'uno il nome dell'altra.









































venerdì 17 agosto 2018

IO VIAGGIO ANCHE DA SOLA


GIORNO 0

Di attese e abbandono.


La scelta è stata semplice, ho assecondato un bisogno, quello di evasione, che prepotente, a intervalli ben scadenzati, si manifesta in me.
Sentivo l'esigenza di una vacanza dopo l'inizio della mia vita adulta, un lavoro full time, la convivenza. La programmazione è partita da lontano per poi ridimensionarsi con serenità, come accade sempre.
Un solo filo conduttore: i vulcani, le sabbie nere e i paesaggi lunari.
Così da una costosa ed isolata Islanda, passando per una più accogliente isola delle Canarie, sono giunta alla Sicilia orientale.
La mia propensione al risparmio mi ha condotto infine in queste terre.
Non mi spaventava partire sola con la mia macchina fotografica e la mia penna, quando ho voracemente cliccato il pulsante di conferma online.
L'attesa del viaggio non ha fatto altro che aumentare il mio orgoglio, fino al crollo dei saluti all'aeroporto. Stringo Luigi con la forza di qualcosa di definitivo.
Dall'aeroporto di Perugia oggi si parte solo per Catania, ragazze e ragazzi soli che tornano a casa per i ponti, famiglie numerose, genitori sommersi da oggetti per l'infanzia.
Attendo al gate e mi guardo intorno, cercando di deglutire il primo vero impatto con la solitudine.
In questa piccola sala d'attesa sembrano conoscersi tutti, le persone si scambiano sorrisi di comprensione, bambini giocano a calcio, anziani signori smarriti nella loro stanchezza rinviano palloni rimbalzati nelle loro scarpe nuove per caso.
Non c'è fermento, sarà l'ora del tramonto che fa entrare dalle vetrate un senso di calma.
Il posto finestrino non mi spettava di diritto non avendo ritenuto rilevante pagare il suppemento, ma me lo sono conquistato arrivando prima e ignorando le ragazze di fianco a me con garbo, nessuna ha chiesto, così sono rimasta.
Decolliamo e poco dopo mi addormento, mentre stanno ancora promuovendo la lotteria.
Mi sveglio di soprassalto quando il carrello dell'aereo tocca bruscamente terra. La prima cosa che mi colpisce è il profumo pungente che pare emanare la mia compagna di viaggio, un profumo che al decollo non avevo avvertito. Saliamo stipati sull'autobus per il gate e qui è un tripudio di profumi voraci, forti e pesanti almeno quanto il bracciale d'oro che porta al polso l'uomo il cui braccio si protende di fronte al mio viso, attaccato all'asta. Perdo il primo autobus per il centro, salgo sul secondo in anticipo.
Per le strade buie degli scoppi, sarà la solitudine ma mi spavento, poi mi volto e da una casa vedo partire dei fuochi d'artificio altezza uomo, noto più le polveri dello scoppio che il cielo brillare.
Poi sorrido, è solo una questione di punti di vista, penso.
Forse non sarà questa notte, però, a permettermi di apprezzare lo stile barocco di questi luoghi.
Nella strada per l'albergo seguo a testa china il navigatore di un telefono scarico, la borsa sulla pancia, il trolley che fa rumore dietro di me.
Le strade buie, mercati aperti, una donna in vestaglia di pile rossa compra un cavolo per strada a “1€ l'uno”, accanto a lei il signore del ghiaccio fuma una sigaretta sdraiato sul suo banco ormai spoglio.
C'è odore di pesce, le pareti dei palazzi sembrano ricoperte di un velo nero, passo in mezzo a tante persone ma noto solo tipi loschi.
Arrivo all'appartamento trafelata, sudata, affamata ma con la sola voglia di trovare la mia sicurezza tra le mura di una stanza.
La mia giornata si conclude così, una sigaretta e dei taralli confezionati sul terrazzino della stanza. Sopra di me una rete contiene dei calcinacci che pendono dal piano di sopra, sotto di me dei ragazzi festeggiano per strada, l'auto con gli sportelli aperti pompa musica latino americana, donne vestite di glitter cantano usando lo spumante come microfono, di fianco la facciata illuminata di una chiesa.
In camera un prepotente deodorante per ambienti che pare perseguitarmi.






venerdì 16 marzo 2018

isola(to) - mostra personale di Elisa Modesti


“Isola(to)”, mostra personale di fotografia di Elisa Modesti allestita dal 2 al 31 marzo 2018 a La Feltrinelli Point di via Garibaldi 107, ad Arezzo.

L’esposizione, a ingresso libero e gratuito, sarà visitabile negli orari di apertura della libreria.

Venerdì 2 marzo, dalle ore 20 alle ore 23, l’apertura ufficiale con un piccolo aperitivo.


Isola Maggiore, lago Trasimeno. Sedici abitanti. Immaginiamo di essere lontani dagli schemi che regolano la società moderna, lontano dalle influenze delle tecnologie digitali dove al centro di tutto sta l’individuo. Il suolo diventa un condominio, i confini sono mura e gli abitanti inquilini. Individui complessi, uomini liberi e dalle ideologie radicate, le esperienze che si adagiano sulle spalle e fluiscono piacevolmente dalle labbra attraverso racconti di altri tempi. Individui singoli che nonostante la convivenza forzata non sempre costituiscono una società, un organo organizzato e ben strutturato.

Prende il via con questo incipit “Isola(to)”, il progetto inedito della talentuosa fotografa Elisa Modesti, allestito al primo piano de La Feltrinelli Point di Arezzo.

Una ricerca lunga due anni ha portato l’autrice aretina a indagare la microsocietà insulare e le interazioni umane in condizioni di convivenza forzata. Elisa è andata più volte nell’isola, in periodi diversi, per osservare ritmi differenti che si scontrano e coesistono, come quello accelerato del turismo e degli esercizi commerciali, soprattutto durante la bella stagione, e quello lento, rilassato dei nativi.

Nell'isola Maggiore la fotografa ha approfondito il concetto dell’abitare in stretto contatto con il territorio.

Quelle che ha incontrato sono persone chiuse ma in cerca di una soluzione alla loro solitudine, agognata e pericolosa allo stesso tempo. La malinconia scava i loro volti, i ricordi di gioventù e del passaggio della guerra sono flashback che si accendono a intermittenza. Nessuno a ripopolare il luogo, non un bambino che porti speranza, solo individui che hanno vissuto da uomini liberi, adesso imprigionati dall’avanzare dell’età e dall’abbandono della società.

“Isola(to)” è il macrocaos di un microcosmo – quello al centro del lago Trasimeno – che l’autrice si propone di far conoscere in anteprima ad Arezzo attraverso un’intensa mostra fotografica.

Ad accompagnarla un video in bianco e nero con le testimonianze degli abitanti, proiettato in una vecchia tv, da ascoltare rigorosamente con le cuffie.

La rassegna stampa a cura di Marco Botti:

ArezzoNotizie:  http://www.arezzonotizie.it/cultura-eventi-spettacolo/isolato-elisa-modesti-presenta-un-progetto-fotografico-sulla-microsocieta-dellisola-maggiore-sul-lago-trasimeno/

Oggi Treviso
:  http://www.oggitreviso.it/isolato-181804

Io Arte:  http://www.ioarte.org/eventi/Mostre/isola-to-elisa-modesti-espone-a-la-feltrinelli-point-di-arezzo/

Exibart:  http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=174543

Informa Giovani Arezzo
:  http://www.informagiovaniarezzo.org/evento/la-feltrinelli-point-presenta-isolato-di-elisa-modesti-arezzo/?instance_id=17829

Centritalianews:  http://www.centritalianews.it/arezzo-domani-2-marzo-elisa-modesti-presenta-progetto-fotografico-su-microsocieta-dellisola-maggiore-sul-lago-trasimeno/

Stamp Toscana:  http://www.stamptoscana.it/articolo/my-stamp/isolato-a-la-feltrinelli-point-di-arezzo-il-nuovo-progetto-fotografico-di-elisa-modesti

Segnonline:  http://www.rivistasegno.eu/events/isolato-il-nuovo-progetto-fotografico-di-elisa-modesti/

Le pubblicazioni:


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