mercoledì 20 agosto 2014

FAMIGLIA MODESTI IN TUR(*)



    GIORNO 3

    La tensione si sente, la allento fotografando bimbi angelici che inseguono piccioni davanti alla messa della domenica, mia sorella sembra a un funerale.
    Mi piacciono i pavimenti piastrellati, le grandi piazze lisce, tutto scorre più fluentemente.
    Devo ricredermi sui francesi, o almeno, differenziare, in questo posto hanno tutti un sorriso sulle labbra e un Bonjour pronto per te. Ieri sera la cameriera ci ha tradotto il menù in un italiano tutto suo, ma ho apprezzato lo sforzo, mio papà meno, visto che non ha lasciato la mancia, se ne è pentito quando è tornata mamma.
    Ci mettiamo in viaggio, ho due baguette sotto l'ascella.
    Hanno un buffo modo di comprendere nel saluto entrambi i sessi, qui, usano “monsieur-dame”, mi fa sorridere.
    Facciamo tappa ad Apt, c'è un mercato dell'antiquariato e io devo vomitare, i braccialetti che mi da la mamma sembrano aumentare la nausea.
    Andiamo verso il sentiero dell'ocra, le case intorno a noi sono da sogno.
    Dopo un' infinita perdita di tempo arriviamo a Roussillon, case, terreni, cartelli, tutto è ocra o di una tinta simile, sembra un enorme campo da tennis, io intanto sono senza scarpe in una panchina, aspettando che mi portino quelle giuste per cominciare il cammino.
    Fa davvero caldo, entriamo nel percorso e sento solo la mamma che dice “quello da 50 minuti”, un incubo, ma il tempo passa veloce e i paesaggi sono mozzafiato, un canyon nella foresta.

    Tutto costa davvero troppo e con tutte le tappe che ci aspettano il pranzo è diventato un optional. Tutta questa tecnologia mi confonde, devi saper scegliere tra visioni da immortalare con lo smartphon, col tablet, da condividere, da postare, e altre da conservare, da tenere dentro la macchina fotografica, almeno fino alla prossima post produzione.

    Sono in piazza, ad Arles, un piatto di pasta al salmone fresco mi aspetta mentre un tipo con la chitarra crea una magnifica atmosfera, perfetta per una sera d'estate in Provenza.
    Questa città mi ha rapito, la sua arte per strada, le foto sui muri, sui pali della luce, fili cuciti su tronchi di alberi, la giornata è stata pesante ma questo ripaga di tutto.
    Ho scelto Les Baux al posto di Saint Remy, diceva la guida che era un paesino arroccato e pressoché disabitato. Grazie al cielo.
    Un gioia per gli occhi e per il cuore, il medioevo rimasto lì, per la beatitudine degli sguardi annebbiati di noi moderni.
    Arte contemporanea fusa dentro le rovine di un paese che non c'è più, Icastica tra le macerie.
    La foto di un pene in erezione capeggia nel fondo di una stanza bianca, forse una vecchia prigione ai piedi del castello.
    Un cazzo in gabbia.
















                                         


     
                                     



                                     


                                     










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