sabato 10 ottobre 2015

FAMIGLIA MODESTI IN TUR(*)


GIORNO 6

Ultima colazione a Le Manior, l'albergo di Bazouges-la-Pérouse dove abbiamo passato le ultime tre notti e consumato le ultime due cene. La proprietaria ci serve latte caldo e ci manda i saluti del figlio "he says you're a beautiful person", sorrido e traduco agli altri tre che assonnati fissano la donna, finiamo la nostra colazione e partiamo.
C'è il sole oggi e la malinconia che mi provoca questo saluto mi porta a riflettere sui miei problemi di abitudine ed affezionamento alle persone, pensieri che decido prontamente di affogare chiedendo al babbo di farmi guidare.
Così mi ritrovo al volante diretti verso le coste di granito rosa di Perros Guirec, una mano sullo sterzo, l'altra in aria al ritmo di Cromosomi, io a Alessia muoviamo il collo a ritmo di musica, il babbo accanto a me sfodera delle smorfie di preoccupazione.
Parcheggiamo vicino alla spiaggia dove per la prima volta mi ricordo che è Agosto e che siamo in estate; una scuola di surf, gente che fa il bagno e poi si stende al sole, famiglie che giocano con delle strane bocce, stesso funzionamento, forma diversa, donne che fanno yoga nei tappetini e infine noi, che abbiamo cappello, sciarpa, 2 magliette, il giubbino, i pantaloni lunghi e le scarpette ai piedi.
Le stagioni sono un punto di vista, penso.
Prendiamo il sentiero dei doganieri e comincio a togliere strati dalla cipolla in cui mi sono trasformata.
Rocce immense che cangiano al muoversi delle nuvole, stanno le une sulle altre facendoti domandare come sia possibile che mantengano quel precario equilibrio, gente scappa fuori da ogni dove, siamo in un formicaio punzecchiato dalla lente di un bambino dispettoso.
Si respira il mare, mi arrampico sulle rocce ruvide di granito e immagino animali e volti prendere vita.
Le mareggiate lasciano dietro di sé una quantità infinita di alghe, alghe con le bolle, io e la mamma scherziamo sulla loro somiglianza a certi sex toys mentre il babbo si tappa le orecchie.
Stiamo un pò qui, in questa spiaggia di rocce, ai piedi di un faro, come lucertole a godersi il sole del Nord, poi si ode una musica in lontananza, mi affretto, ho una storia da raccontare.
Tra le rocce, su un promontorio, un uomo col cappellino della Bretagna suona una cornamusa rendendo tutto questo uno spettacolo unico e suggestivo, faccio qualche scatto, poi mi godo il momento.
La sera siamo in albergo a cucinare pasta Barilla e mangiare salame Beretta, la mancanza dell'Italia in fatto di cibo si fa sentire per tutti, così ci concediamo delle penne scotte, cucinate nella piastra ad induzione nascosta vicino al letto e mangiate sul tavolino della stanza di Brest.
Brest che è completamente ristrutturata, moderna e brutta, troppo brutta per convincermi ad uscire questa sera.



























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